Sabato 25 aprile, giorno di festa per molti, e per fortuna anche per Luciano, siamo riusciti ad organizzare una nuova uscita al Muzzerone.
Così appuntamento alle 07:30 (circa) al solito parcheggio della Pam a San Miniato.
Questa volta il Gruppappeso era rappresentato da Andrea, Luciano, Jerry e Tiziana. Non siamo riusciti a contattare Fabio, mentre il Bors era all”Isola d”Elba e Claudio e Susanna in ospedale, impegnati nella nascita dello splendido Matteo.’, ‘
Insomma, senza troppo dilungarci, siamo giunti al Muzzerone di buon’ora, davvero fra i primi, strano ma vero!!!
Pronti ed attrezzati di tutto punto, senza la corda ereditata del Jerry, abbiamo preso il sentiero e siamo discesi fino all”attacco della via, che da diversi giorni ormai, era al centro dei nostri discorsi e dei nostri sogni.
Kimera… mostro mitologico multiforme, difficile, ma non impossibile, da sconfiggere.
Siamo arrivati veramente presto, per fortuna non abbiamo trovato nessuno, così, velocemente, è partita la prima cordata, composta da Andrea e Tiziana.
Primo tiro, grado 5C, non proprio banale, subito per assaggiare le sensazioni giuste della via, e pieni di entusiasmo ed ammirazione per il panorama che è sempre stupendo, siam giunti alla prima sosta.
Anche Luciano e Jerry sono partiti a ruota, confermando di aver provato le stesse emozioni nel salire.
Secondo tiro, di 6A, un po” strettino, in effetti piuttosto impegnativo sin dalla partenza, ma tutto scorre magicamente bene.
Terzo tiro 6A, giusto grado, più semplice del precedente, tranne l”uscita, da studiare un po”, con tutta una serie di rovesci a sinistra, che accompagnano alla sosta, traversando verso destra.
Il Jerry ha provato a salire direttamente da destra e dice che si è trovato bene. Soluzione Alternativa.
Questa sosta non è molto comoda, si trova subito sotto il tetto, e già per due persone diventa poco agevole.
Così Luciano arrivato all”ultimo rinvio ha aspettato che la sosta si fosse liberata e che noi della prima cordata fossimo ripartiti per il quarto tiro di 6B+.
Ci avevano detto che la difficoltà non era rappresenttata solo dal tetto e dalla sua uscita, ma anche da alcuni passaggi oltre lo strapiombo, verso la fine del tiro.
In effetti, nonostante il passaggio di forza del tetto, è delicato tutto il tiro: dall’inizio, già i primi passi per arrivare sotto il tetto, in seguito da prestare attenzione allo strapiombo poco prima della sosta, dove arriviamo con addosso la fatica del tetto e del diedro superiore.
Non è da prendere con leggerezza.
In questo secondo strapiombo si presenta una roccia un po” instabile, ci sono delle prese resinate, più affidabili della roccia stessa, e poi proprio prìma della sosta, passaggi da non sottovalutare, e da arrampicare prestando bene attenzione ai piedi.
A seguire c”è un tratto di trasferimento senza protezioni per arrivare ad una nuova sosta in mezzo ad un “giardino botanico, dove si trovano più cespugli che roccia.
L”ultimo tiro, 6A, è caratterizzato da alcune prese che tagliano le mani, sempre strapiombante. Comunque, siamo dell”opinione che forse i primi due tiri, magari anche per il fatto stesso che sono proprio i primi due tiri, sono meno banali di quest”ultimo.
Arrivati tutti all”uscita, Kimera si presenta come un bel sogno (o incubo) avverato, proprio come avevamo fantasticato, con una splendida roccia e chiodatura ad ok.
Ritornando al nome della via: la testa di leone potrebbe essere tutta la parte strapiombante della via; il dorso e la testa di capra invece potrebbero essere rappresentati dai diedri che sono la parte centrale della via; la coda di serpente infine potrebbe essere la parte bassa con placche e passaggi piuttosto delicati.
Insomma un mostro vinto con il sangue e con il fuoco… che il mostro stesso ha saputo tirar fuori.
Tanti i gabbiani che ci hanno accompagnato ed alcuni “passerotti” che abbiamo cercato di non disturbare, mentre stavano zitti zitti sui balconcini erbosi lungo la via, dai quali ci osservavano probabilmente con pietà!!!
Giornata piena di sole e di gioia di vivere, che rimarrà senza dubbio nei nostri ricordi.